In questi anni di Pandemia siamo stati circondati da termini tecnici e medici, ma avete mai sentito parlare di Variolizzazione?
Forse molti conoscono il sinonimo più diffuso di questa parola, inoculazione, ma esiste una grande differenza tra l’inoculazione e la moderna vaccinazione. Attraverso un breve riepilogo che porta alla nascita del primo vaccino, si comprenderanno le differenze principali dell’evoluzione di tale tecnica. Il padre fondatore dei vaccini fu, nel 1796, Edward Jenner, medico e naturalista di origine britannica, il quale attraverso numerosi studi concretizzò la variolizzazione.
La variolizzazione anticipa la scoperta dei vaccini, attraverso l’inoculazione in persone sane di materiale proveniente da lesioni in via di guarigione. Tale materiale poteva essere trasmesso o per via aerea, sfregamento o incisione. Un altro metodo era quello di entrare a contatto con una persona infetta da Variola minor. In questo modo così da diventarne a sua volta portatori e creare gli anticorpi. L’efficacia di questi metodi utilizzati, stava nel fatto che, anche se questa era una forma di vaiolo minore, permetteva l’immunità anche per le forme più gravi (Variola vera o Variola haemorragica).
Jenner era partito dall’osservazione di alcuni mungitori, i quali a contatto con le vacche infette contraevano il Vaiuolo Vaccino e sembravano poi diventare immuni anche alla forma umana. Il medico britannico, secondo la teoria evidenziata fu un innovatore. Egli iniettando il materiale infetto direttamente su un bambino di 8 anni, il figlio del suo giardiniere, James Phipps. Questo materiale proveniva da una donna affetta da Vaiuolo Vaccino. Egli riuscì a dimostrare, iniettando sul bambino in seguito la forma di vaiolo umano, che il soggetto non avendo riportato nessun sintomo, era risultato essere diventato immune anche alle forme di vaiolo umano.
Questa scoperta all’epoca fu sensazionale, in quanto in alcune città il vaiolo aveva un tasso di mortalità che toccava quasi il 20% della popolazione. Questa sensazionale scoperta ci ha portati all’inoculazione jenneriana, e solo in seguito fu coniato il termine vaccinazione. Tale termine implicava non più l’inoculazione di materiale vivo, prelevato dalle pustole del vaiolo umano, più aggressivo, ma dalle mammelle infette delle mucche, e dunque dal vaiolo cow-pox.
Dopo questa sensazionale scoperta, si dovette attendere per quasi un secolo un risultato simile, che arrivò “solo” nel 1885. Il vaccino della rabbia, scoperto lo stesso anni, non una malattia molto diffusa ma chi ne era affetto non aveva alternative alla morte. Da questo momento in poi le scoperte in tale ambito sono in continua evoluzione. Tuttavia è sempre bene conoscere le origini per comprendere meglio il presente, e qualche volta cogliere le gratifiche che ci portano.
Concludendo, la variolizzazione ci ha portato alla vaccinazione jenneriana, che possiamo considerare come l’anticipazione di molti altri vaccini. Ricordiamo come grazie alla vaccinazione per il vaiolo in Italia è stata abrogata nel 1981, l’ultimo caso nel mondo risale al 1978, un piccolo focolaio in un laboratorio dell’Università di Birmingham.