Origine del nome e famiglia
La calendula, nota anche come “fiore di maggio” o “fiore di zafferano” è una pianta dalle incredibili proprietà curative. Il suo nome scientifico è “Calendula officinali”; che si pensa abbia origine dall’area del mediterraneo. Questo fiore annuale appartiene alla famiglia delle “Asteraceae”, che comprende anche altre piante da fiore, come girasoli, margherite e camomilla. Oggi la calendula viene coltivata in tutto il mondo sia per scopi decorativi che per le sue proprietà terapeutiche, che approfondiremo in questo articolo.
Cenni storici
La calendula è stata utilizzata per secoli per curare problemi di pelle come l’eczema, la dermatite, le ferite e le ustioni. Infatti, il suo uso risale ai tempi antichi, già nel mondo greco era un erba medicinale utilizzata per i problemi dermatologi. Oltre a questo uso, nel mondo greco era anche famosa con il nome “sposa del sole”; per i suoi caratteristici fiori gialli e/o arancioni che si aprivano e chiudevano in base alla luce del sole.
Con il passare dei secoli, si sono conosciuti nuovi utilizzi di questo fiore, infatti in epoca medievale veniva utilizzata per scacciare la negatività e la malasorte.
Benefici della calendula
La calendula è ancora oggi molto utilizzata grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e antiossidanti. Come abbiamo accennato in precedenza è principalmente utilizza e applicata sulla pelle, la calendula aiuta a ridurre l’infiammazione e a promuovere la guarigione rapida delle ferite. Oltre a ciò aiuta anche a prevenire l’infezione e a ridurre il rischio di cicatrici.
Ma è anche conosciuta come rimedio per aiutare a ridurre l’infiammazione del tratto gastrointestinale, inoltre è utilizzata come fitoterapico per migliorare la salute degli occhi. L’estratto di calendula contiene sostanze antibatteriche e antivirali che possono aiutare a combattere infezioni oculari come la congiuntivite.
Questo fiore è anche noto per le sue proprietà antiossidanti che possono aiutare a proteggere le cellule del corpo dai danni causati dai radicali liberi, ed è un ottimo alleato del sistema immunitario, in quanto aumenta la produzione di globuli bianchi e migliorando la risposta immunitaria del corpo.
Le proprietà della calendula possono essere particolarmente utili alle donne, soprattutto durante il ciclo mestruale, per alleviare i dolori legati alla sindrome premestruale e i crampi addominali. Inoltre, la calendula può aiutare a riequilibrare gli ormoni, alleviare i sintomi della menopausa.
Disturbi
La calendula può aiutare a curare i seguenti problemi:
- Ciclo mestruale
- Diarrea
- Dolore addominale
- Gonfiore
- Infezioni oculari
- Problemi gastrointestinali
- Problemi menopausa
Utilizzi in cucina
I fiori della calendula sono commestibili e possono essere utilizzati in cucina per aggiungere un tocco di colore sapore leggermente pepato alle vostre ricette. I petali possono essere aggiunti nelle insalate, oppure l’utilizzati come decorazione nei piatti a base di pesce, per donare un sapore delicato e un tocco di colore. Allo stesso modo possono essere utilizzati anche per rendere più accattivante un piatto di formaggi, o una pasta fredda, e perchè no per donare un tocco di coloro ad un cocktail.
La cosa importante prima di raccogliere e di utilizzare in cucina i fiori di tenendola e assicurarsi che siano sicuri per il consumo, e dunque siano stati coltivati senza l’uso di pesticidi o sostanze chimiche. Come sempre, è consigliabile consumarli con moderazione.
Curiosità
In molte culture questo fiore viene utilizzato come decorazione per i matrimoni in quanto simboleggia la felicità, la prosperità e l’amore.
In altre culture invece è conosciuta con il nome fiore di morte a causa del suo utilizzo nei riti funebri.
La calendulla è considerata una pianta repellente in quanto respinge l’insetti indesiderati come le zanzare.
BIBLIOGRAFIA
Chiereghin P., “Farmacia verde manuale di fitoterapia: conoscere ed utilizzare le piante officinali e le loro proprietà curative”, Bologna, Edagricole, 2011
“Il segreto della salute: erbe e cure di Frate indovino”, Perugia, Edizioni frate indovino, 1970